Il Bari, accusato più volte dagli avversari di aver ricevuto favori arbitrali, in definitiva, quest’anno, ha finito per perdere la finale playoff per una discutibile decisione del direttore di gara. E, logicamente, altre volte nella sua storia ultracentenaria i galletti hanno avuto di che lamentarsi per simili scelte delle giacchette nere. Di seguito, iniziando dalla stretta attualità, dieci scelte dei fischietti che hanno cambiato, in peggio, le sorti dei biancorossi.
IL GOL DI ANTENUCCI – Storia recente. Gli uomini di Vivarini, puniti da una rete di Kargbo al 50’, pur non brillando, sono pervenuti al pareggio grazie ad una magia del loro bomber. Nulla da fare, però, prodezza annullata per un presunto fallo di mano. Al termine della gara, l’attaccante negherà ogni addebito. Le immagini non chiariscono, il dubbio resta. Ma intanto la B è volata via.
LA SIMULAZIONE DI TOTTI – Novembre 1998, un bel Bari era in vantaggio a Roma, alla decima giornata di A, grazie ad una segnatura del compianto Masinga. A poco meno di dieci minuti dal termine, il fattaccio. Il capitano giallorosso cadde in area, Bazzoli fischiò il rigore. Neqrouz, autore del presunto fallo, rimediò anche un giallo per proteste. I capitolini pareggiarono dagli 11 metri, e Totti, a fine gara, confermò la sensazione di tutti: aveva simulato, la massima punizione non c’era.
LA RETE DI BONUCCI – Fantastica stagione, quella con Ventura alla guida ed il decimo posto in A. Ma, all’undicesima partita di quel campionato, i pugliesi recriminarono non poco. Dopo aver fallito un rigore, sacrosanto, con Barreto, a pochi secondi dal termine del match, a Marassi con la Samp, l’arbitro annullò un gol regolarissimo a Bonucci, bravo a sfruttare l’assist di Barreto, su punizione di Almiron. Finì 0-0, ma le immagini dimostrarono che l’esito avrebbe dovuto essere diverso.
LA SEGNATURA DI OKAKA – Galletti disperati, nell’annus orribilis 2011, quello terminato con lo scandalo calcio-scommesse. Tuttavia, le speranze biancorosse si spensero (quasi) del tutto, nella gara casalinga contro il Genoa, prima di Mutti in panchina, terminata a reti bianche. Okaka, per la verità, un gol lo fece, su assist di Castillo. Sembrava tutto regolare, probabilmente lo era, ma l’arbitro annullò per un presunto fallo della punta argentina su Kaladze. E il Bari, mestamente, si avviò verso la B.
IL RIGORE SU BRIENZA – Quarantunesima giornata di B, due anni fa, gestione Giancaspro. A Parma, i ragazzi di Grosso si giocarono una grossa fetta di futuro. Soccombendo per 1-0, e colpendo due legni con Henderson e Nenè, terminando l'incontro addirittura in dieci per l’espulsione di Empereur. Ma l’episodio che più fece discutere fu un contatto in area gialloblu tra Brienza e Iacoponi. Di Paolo lasciò proseguire. Sarebbe bastato quel punto, in Emilia, per affrontare il Cittadella tra le mura amiche, ai successivi playoff, dai quali si uscì pareggiando in Veneto. La storia del club, magari, sarebbe stata diversa.
PENALTY NEGATI CON L’ACIREALE – Un incontro della passata stagione, in D. Brienza e compagni, inseguiti in classifica dalla Turris, impattarono al “S. Nicola” con i siciliani. Anche grazie al direttore di gara, che valutò come non punibili almeno 3 episodi discutibili nell’area di rigore ospite. Passati in svantaggio, Cornacchini ed i suoi vennero salvati dal primo gol in Puglia di Iadaresta. Ma i campani secondi in classifica vinsero e si avvicinarono. Per fortuna, senza conseguenze.
IL BARI DI CATUZZI – L’annata nera, nel rapporto tra il club e gli arbitri. Si potrebbero citare il gol annullato a Iorio, contro il Pisa, o la rete non concessa al Bari, nonostante la palla avesse varcato la linea di porta, a Cremona. Ma l’episodio che tolse definitivamente le speranze di promozione in A ai giovanotti di Catuzzi, il 30 maggio 1982, fu la prodezza annullata ad Acerbis, a Varese. Quella segnatura avrebbe, con ogni probabilità, consentito ai galletti di portar via un punto dalla trasferta lombarda, e di mantenersi in corsa. Ma venne fischiato un fuorigioco di Bresciani, che si trovava, al momento del tiro del compagno, in una posizione di campo totalmente ininfluente rispetto allo sviluppo dell’azione. 3-1 per i lombardi nel recupero, e addio sogni di gloria.
I PLAYOFF CON IL LATINA – Meravigliosa stagione fallimentare, in archivio anche grazie agli arbitraggi. In particolare quelli delle semifinali contro il Latina. All’andata, in terra pugliese, il vantaggio neroazzurro fu clamorosamente viziato da una carica sul portiere biancorosso Guarna. Finì 2-2. Stesso risultato al ritorno, con rigore rivedibile concesso ai laziali. Niente finale per la A per gli uomini di Alberti e Zavettieri.
FATAL VERONA – 29 marzo 1970. Bari e Verona si affrontarono e, sul campo, finì 1-1. Il “Della Vittoria” rumoreggiò contro l’arbitro, Torelli, per alcune decisioni ritenute errate, ma non si spinse oltre una vivace contestazione. Il referto dell’uomo in nero, però, fu decisivo per la retrocessione in B dei galletti del presidente De Palo, che era anche andato in prima persona a calmare i suoi tifosi. 0-2 a tavolino, e squalifica del campo per 3 gare. Praticamente una condanna alla cadetteria.
LA A PERDUTA PER UN GOL DI MANO – L’anno seguente, il Bari lottò per la promozione, ed arrivò agli spareggi per la A, con Atalanta e Catanzaro. Persa 2-0 la gara con i bergamaschi, a Bologna, restò un posto per la massima serie. A decidere la sfida con i calabresi una rete molto contestata, siglata da Mammì, che ribadì in rete, con la mano, una corta respinta dell’estremo difensore Spalazzi. Le proteste del portiere non servirono a nulla.
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