La situazione di classifica, e ormai anche di gioco della squadra, fa molto male. Obiettivamente, nessuno, neanche i più pessimisti potevano pensare ad un Bari ultimo in classifica ad inizio campionato.

E' vero qualcuno scriveva che la società non aveva fatto investimenti abbastanza importanti...ma si diceva che gli investimenti non erano sufficienti per raggiungere l'Europa e non di certo per lottare per non retrocedere!
In tutta questa situazione però c'è una nota positiva...almeno per ora! Si tratta dei tifosi che hanno dimostrato una maturità da grande squadra (oserei dire addirittura anglosassone).

Fino ad oggi il sostegno che gli Ultras stanno dando alla squadra mi inorgoglisce. Ieri, infatti, ho visto la partita su Sky e i commentatori non hanno fatto altro che portare ad esempio l'atteggiamento civile della tifoseria.
Ricorderò per sempre (perchè c'ero) quando il Bolton venne retrocesso dalla Premier League inglese. In quell'occasione...dopo una sconfitta scialba a fine partita tutto lo stadio applaudì la squadra e cantò cori per un repentino ritorno in massima serie. Lo stadio era gremito in ogni ordine di posto e TUTTI applaudivano o piangevano! Io mi dissi: questo è attaccamento. Questo è tifo. Purtroppo, io come loro, non tiferò mai per una grande (Inter, Milan, Juve...) e quindi avrò più dolori che gioie...ma questo è il bello del calcio!

La depressione dopo l'ennesima sconfitta fa parte del tifo per la Bari...
Voglio dare un consiglio a tutti: leggetevi il libro “Febbre a 90°”...


[...] Una cosa è certa sul tifo: non è un piacere parassita, anche se tutto farebbe pensare al contrario, e chi dice che preferirebbe fare piuttosto che guardare non capisce il concetto fondamentale. Il calcio è un contesto in cui guardare diventa fare - non in senso aerobico, perchè guardare una partita con il fumo che ti esce anche dalle orecchie, e poi bere e mangiare patatine per tutta la strada del ritorno è assai improbabile che ti faccia un gran bene, nel senso in cui te ne fa la ginnastica di Jane Fonda o lo sbuffare su e giù per il campo. Ma nel momento del trionfo il piacere non si irradia dai giocatori verso l'esterno fino ad arrivare ormai smorzato e fiacco a quelli come noi in cima alle gradinate; il nostro divertimento non è una versione annacquata del divertimento della squadra, anche se sono loro che segnano i gol e che salgono i gradini di Wembley per incontrare la principessa Diana. La gioia che proviamo in queste occsasioni non nasce dalla celebrazione delle fortune altrui, ma dalla celebrazione delle nostre; e quando veniamo disastrosamente sconfitti il dolore che ci inabissa, in realtà, è autocommiserazione, e chiunque desideri capire come si consuma il calcio deve rendersi conto prima di tutto di questo. I giocatori sono semplicemente i nostri rappresentanti, e certe volte, se guardi bene, riesci a vedere anche le barre metalliche su cui sono fissati, e le manopole alle estremità delle barre che ti permettono di mouverli. Io sono parte della mia squadra, come la mia squadra è parte di me; e dico questo perfettamente consapevole del fatto che la mia squadra mi sfrutta, non tiene in considerazione le mie opinioni, e talvolta mi tratta male, quindi la mia sensazione di unione organica si basa su un fraintendimento confuso e romanticodi come funziona il calcio professionistico. [...]

Andrea Frezza

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Sezione: La Lettera del Tifoso / Data: Lun 24 gennaio 2011 alle 19:00
Autore: Andrea Dipalo
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