Nella stagione appena conclusa, il Bari ha visto protagonisti tre calciatori nati nel capoluogo: Nicola Bellomo, Nunzio Lella e Giacomo Manzari. Il primo è a Bari dal 2022, mentre gli altri due sono arrivati nel corso dello scorso calciomercato estivo. E, alla fine dei conti, è arrivato anche il momento di fare un bilancio della loro stagione “in casa”.
BELLOMO - Classe 1991, barese doc, Bellomo ha chiuso la stagione con 551 minuti all’attivo, un gol e un assist, ma soprattutto con il solito carico di passione e attaccamento alla maglia del Bari. Il numero 10 biancorosso ha vissuto un’annata altalenante, iniziata ai margini del progetto tecnico e conclusa in crescita, grazie ad una seconda parte di stagione in cui è tornato (seppur in maniera limitata) ad avere spazio e centralità. Nel girone d’andata, Bellomo aveva collezionato appena 53 minuti, utilizzato con il contagocce da Longo. Ma proprio Longo, nella fase decisiva del campionato, ha riscoperto il valore del barese, spesso schierandolo nel finale di gara e affidandogli cinque presenze da titolare nel ritorno. La partita più significativa resta quella contro il Brescia, quando Bellomo, chiamato a colmare l’assenza di attaccanti puri, ha risposto presente con una prestazione generosa ed il gol coronato dalla classica esultanza del “trenino” sotto la Curva Nord: un gesto pieno di significato. Emozioni forti, quelle che solo un barese che vive per questi colori può trasmettere. Nonostante qualche limite fisico, Bellomo ha sempre garantito dedizione e spirito di sacrificio, diventando un punto di riferimento nello spogliatoio. Il suo ruolo, infatti, va oltre il rettangolo verde: è lui uno dei primi a spiegare ai più giovani e ai nuovi arrivati quanto significhi indossare la maglia del Bari. Con il contratto in scadenza, il futuro resta tutto da scrivere. La società dovrà ora valutare se continuare a puntare su di lui come jolly prezioso da utilizzare nei momenti chiave o se dare spazio a nuove soluzioni. Ma una cosa è certa: Nicola Bellomo resterà sempre un simbolo del Bari, dentro e fuori dal campo.
LELLA - Classe 2000, nato a Santeramo in Colle ma cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Bari, Nunzio Lella è tornato in biancorosso nell’ultima sessione estiva di mercato, in prestito dal Venezia. Un ritorno che ha avuto fin da subito il sapore del destino: dopo aver raggiunto la Serie A col Cagliari, Lella ha ritrovato il San Nicola e la maglia che per lui ha sempre significato casa. Il suo arrivo è stato accolto con entusiasmo non solo per le radici pugliesi, ma anche per le qualità che avrebbe potuto portare al centrocampo di mister Longo: fisicità, dinamismo e capacità di inserimento, ingredienti ideali per il gioco richiesto. E infatti, l’inizio era stato incoraggiante. Alla prima giornata contro la Sampdoria, Lella si era subito preso una maglia da titolare, convincendo tutti. Poco dopo, nella gara contro il Mantova, si era distinto con un gol, un rigore procurato (poi annullato dal VAR) e numerose iniziative in proiezione offensiva. La sua crescita sembrava inarrestabile: interdizione, forza fisica e tempi d’inserimento lo avevano reso rapidamente un punto fermo del centrocampo biancorosso. Ma la svolta, purtroppo negativa, è arrivata nella trasferta contro il Cosenza: dopo un primo tempo controllato, Lella perde la testa nella ripresa reagendo a una provocazione in area avversaria. L’arbitro, richiamato dal VAR, gli mostra il cartellino rosso. Due giornate di squalifica e un colpo psicologico che ha pesato. Da quel momento in poi, complice anche un cambio di assetto tattico da parte di Longo, il suo minutaggio si è ridotto. Nella parte finale del campionato ha raccolto solo tre presenze da titolare, venendo utilizzato spesso a gara in corso. Alla fine della stagione, il suo bilancio personale recita 1385 minuti in campo, un bottino forse troppo modesto per un calciatore che era partito con l’ambizione di diventare un pilastro. Ora resta da capire se il Bari, che ha la possibilità di riscattarlo, deciderà di investire ancora su di lui. Lella ha dimostrato di avere qualità importanti e un legame profondo con la piazza, ma il finale in chiaroscuro impone riflessioni. Futuro aperto, ma la sensazione è che il percorso del numero 8 in biancorosso non sia ancora del tutto finito.
MANZARI - Classe 2000, è tornato “a casa” durante l’ultima sessione estiva di mercato, firmando a titolo definitivo con il Bari. Nativo del capoluogo pugliese, cresciuto nel settore giovanile biancorosso fino alla Primavera, Manzari si era svincolato nel 2018 a seguito del fallimento societario, trovando poi spazio nel vivaio del Sassuolo e maturando esperienze tra Serie B e Serie C. Il ritorno al San Nicola, per lui, rappresentava qualcosa di più di un semplice trasferimento: un’opportunità dal valore affettivo, personale e sportivo. In realtà, la prima parte della stagione in biancorosso si è rivelata più complessa del previsto. Nei mesi iniziali, Manzari ha raccolto 11 presenze per un totale di 335 minuti, faticando a imporsi nelle rotazioni e a lasciare il segno sul campo. L’unico lampo era arrivato già ad agosto, in Coppa Italia, quando aveva segnato la prima rete ufficiale della stagione del Bari nella gara contro la Cremonese. Poi, però, un progressivo calo di minutaggio e fiducia. Così, nelle ultime ore del mercato invernale, si è concretizzata la partenza: prestito secco alla Carrarese, in Serie B, con l’obiettivo dichiarato di ritrovare continuità e rilanciarsi. Anche in Toscana, però, il percorso non è stato semplice. Manzari ha collezionato 14 presenze complessive, ma solo 4 da subentrato e ben 10 dalla panchina, per un totale di appena 116 minuti disputati. Nessuna rete, nessun assist, e una parentesi che non ha dato i frutti sperati né a livello personale né tecnico. Ora, per l’attaccante barese si profila un nuovo rientro a Bari, con la consapevolezza che la fiducia della società e dell’ambiente non è svanita. Manzari proverà ancora una volta a rilanciarsi nella squadra della sua città, con la speranza di trovare finalmente spazio e stabilità nella rosa biancorossa. Perché il talento c’è, e l’amore per la maglia anche: resta solo da scrivere la pagina giusta.
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