Era il 1968 quando l’Italia alzava al cielo il suo primo titolo europeo. Sono trascorsi cinquantatré anni da quello storico giorno e domenica scorsa Chiellini e compagni hanno replicato nella notte di Wembley il successo targato Valcareggi e Facchetti. Un trionfo che si spera sancisca la rinascita dell’intero movimento calcistico italiano, da troppo tempo in crisi di risultati dopo aver dominato in lungo e largo fino alla fine degli anni novanta. Anche a Bari c’è la stessa voglia di rivalsa, o di rinascita, dopo annate buie attraversate da due fallimenti e una mesta discesa nei dilettanti. 

Andando a ritroso nel tempo, ritorniamo a quel magico 1968, un anno attraversato da rivoluzioni sociali e culturali che di lì a poco avrebbero trasformato la storia dell’umanità. La vittoria casalinga all’Europeo aveva riportato la luce dopo un periodo di magra e anche a Bari le cose stavano finalmente per cambiare. I biancorossi avevano vissuto sulla propria pelle una doppia retrocessione dalla A alla C, un tracollo epocale che aveva allontanato la piazza dalla squadra cittadina. L’anno post europeo però è quello della svolta per i galletti, decisi a tornare nel calcio che conta dopo aver attraversato mille avversità

Oggi, come cinquantatré estati fa, il Bari si trova lontano dal suo habitat naturale, rappresentato dalla Serie A, o, al massimo, dalla cadetteria. Nell’anno del rinascimento azzurro, la tifoseria ha chiesto che Mancini e i suoi ragazzi vengano presi come esempio per la squadra, che dovrà necessariamente far dimenticare la brutta stagione appena trascorsa. Quale modo migliore se non con un campionato di coraggio e di sacrificio da parte dei biancorossi, che a breve si ritroveranno nel ritiro di Storo per preparare al meglio la nuova annata. Con Mignani al posto di Mancini, il desiderio della città intera è di vedere in campo la stessa tenacia e la stessa passione che ha condotto l’Italia sul tetto d’Europa.

Sezione: Copertina / Data: Mar 13 luglio 2021 alle 22:00
Autore: Andrea Papaccio
vedi letture
Print