​Il Bari di Fabio Caserta continua a manifestare un paradosso tattico difficile da sciogliere: la sterilità offensiva del centrocampo. Nonostante la mediana vanti giocatori di indubbio spessore tecnico e vocazione all'inserimento. Si pensi a Giulio Maggiore, Gaetano Castrovilli e ai giovani come Riccardo Pagano e Matthias Braunöder, oltre alla fisicità di Darboe: il reparto segna pochissimo e i tiri dalla distanza sono un evento raro. L'unica eccezione in questo senso è rappresentata dal gol di Verreth, arrivato da fuori area contro l'Entella, un lampo isolato che non smentisce la regola. Questa anomalia crea una pressione insostenibile sui centravanti e impedisce alla squadra di sfruttare una risorsa fondamentale nel calcio moderno.

​La ricerca delle cause di questa sterilità nelle incursioni porta dritti al sistema di gioco adottato. Dopo l'abbandono della difesa a quattro, la stabilizzazione sulla linea a tre, pur garantendo più solidità difensiva, sembra aver creato un blocco modulare che frena le velleità offensive degli interni. Quando si gioca con il tre-cinque-due o il tre-quattro-due-uno, i centrocampisti di qualità, compresi Pagano e Braunöder, sono spesso costretti a mantenere una posizione più arretrata per coprire i rientri e garantire l'equilibrio. Questo sacrificio tattico, necessario per la coesione difensiva, li allontana però dalla zona calda del campo. Maggiore e Castrovilli sono costretti a iniziare l'azione da troppo lontano per poter essere efficaci in zona-gol, e l'energia spesa per la fase di contenimento non lascia spazio al coraggio individuale necessario per tentare la conclusione dalla distanza. Persino un elemento fisico come Darboe è più votato a fare densità che a proporsi in avanti.

​L'assenza di un vero incursore penalizza pesantemente l'attacco. Le difese avversarie, sapendo che il pericolo arriverà solo dai piedi di Moncini o Gytkjaer, possono concentrare i raddoppi di marcatura sugli attaccanti centrali senza temere inserimenti letali dalle retrovie. Se non c'è una minaccia credibile che costringa il difensore centrale a uscire in pressione sul centrocampista o a coprire una corsa da dietro, l'efficacia degli esterni e delle punte crolla drasticamente. Per sbloccare il potenziale offensivo della mediana, Caserta deve trovare un modo per alleggerire i compiti difensivi di almeno uno dei suoi interni, designandolo come uomo libero di offendere. Lavorare sugli schemi di rotazione e sui box-to-box run è essenziale. Solo se il centrocampo ricomincerà a calciare in porta e a minacciare seriamente l'area avversaria, la pressione sui centravanti potrà finalmente allentarsi, trasformando la ricchezza tecnica del reparto in una risorsa concreta e letale per le ambizioni del Bari.

Sezione: News / Data: Mar 18 novembre 2025 alle 19:00
Autore: Enrico Scoccimarro
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