Bari-Latina, per i tifosi biancorossi, non potrà mai essere una partita come le altre. Il prossimo impegno in calendario per i galletti, infatti, richiama inevitabilmente alla memoria la terribile esclusione, proprio per mano dei pontini, del club barese dai playoff per la A, nel 2014.
In esclusiva ai nostri microfoni, di quegli accadimenti ha parlato Nunzio Zavettieri, allora sulla panchina dei pugliesi: “Per noi fu un’eliminazione amarissima. Il rammarico più grande è quello di non aver potuto schierare la miglior formazione, in quelle due partite. Avevamo tante defezioni, tanti giocatori in condizioni precarie. I ragazzi furono encomiabili, e nonostante tutto avremmo meritato noi di andare in finale. Siamo stati penalizzati anche da alcuni episodi, che decisero l’esito delle sfide. Ci mancò Ceppitelli, all’andata, e la sua assenza si sentì. Purtroppo, non avemmo nemmeno la possibilità di variare il contesto tattico a gara in corso, visti gli indisponibili. Adattai Joao Silva esterno d’attacco, ad esempio. La forza del gruppo fu tale che facemmo comunque delle prestazioni importanti.”
Inevitabile, con lui, ripercorrere le tappe del cammino del club in quella meravigliosa stagione fallimentare: “All’inizio, dovevo allenare la Primavera. Alberti mi disse che il direttore sportivo Angelozzi voleva parlarmi, e così scoprii della scelta di Gautieri di dimettersi. Nei primi mesi, i risultati furono altalenanti, perché ci mancavano pezzi importanti. Fedato, Sabelli, Beltrame e Fossati venivano spesso chiamati nelle nazionali giovanili. Mancanze pesanti. Specie Sabelli, per il quale non avevamo ricambi di ruolo. A gennaio prendemmo Zanon, Cani, Nadarevic, Gennaro Delvecchio. Tutta gente che ci diede tantissimo. Finalmente al completo, potemmo ovviare anche a defezioni importanti.”
Da quel momento, iniziò il sogno che coinvolse una città intera: “Sin da quando venne sancito il fallimento, a marzo, prima della gara con l’Avellino, si avvertì un cambiamento. Ricordo il gesto dei tifosi, che ci accompagnarono da Palese allo stadio. Da allora, fu un crescendo, di empatia e di apporto sostanziale degli appassionati verso la squadra, conclusasi con la qualificazione ai playoff. Dopo le vittorie di Carpi, Padova, Trapani, in campionato questa tifoseria ci accompagnò ovunque con un calore inimmaginabile. Il top, dal punto di vista tecnico, lo raggiungemmo nella vittoria casalinga con l’Empoli: fu una partita perfetta. Si creò, comunque, qualcosa di magico.”
Le scelte societarie, però, al termine della stagione furono a favore di un cambiamento radicale della rosa: “L’anno dopo, si sarebbe potuto continuare quel progetto, puntellando la squadra con qualche acquisto, e con il ritorno di Caputo dalla squalifica. Ma venne modificato il management, e allontanato Angelozzi. Così, si decise di cambiare tutti i quadri tecnici.”
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