Una fine che manco nei peggiori incubi. Dopo soli due anni, dopo tanti sogni, rimasti tali a causa di una gestione che, fatti alla mano, non si è rivelata all'altezza di speranze e aspettative. Gianluca Paparesta, dopo quasi due mesi è ancora trincerato in un silenzio non suo, interrotto solo da una missiva pubblicata sui social con cui, dopo la caduta, spiegò e motivò il suo fallimento. Annunciato.

"Presto spiegherò tutto in una conferenza stampa". Questo uno dei passaggi della sua lettera d'addio. Una lettera fumosa, in cui l'ex numero uno biancorosso ha rimarcato il suo amore per il Bari e, soprattutto, per i suoi tifosi, delusi dal suo operato e, soprattutto, dalla farsa Datò. Ricorderete di certo le vicende dell'eroe malese, atterrato in Puglia con fare trionfalistico promettendo scudetti e Champions League salvo poi scomparire nel nulla con il suo fido avvocato, la famosa Iannarelli. Una brutta storia, che ha infangato l'onorabilità di una piazza ancora una volta presa per i fondelli da forestieri incoerenti e per nulla intenzionati a fare qualcosa per il bene del club, a rischio fallimento. Sì, perchè se qualcuno non se ne fosse accorto, Gianluca Paparesta è andato vicinissimo al tracollo. Se non fosse intervenuto l'attuale presidente (già socio di minoranza), a quest'ora il Bari sarebbe stato impegnato a preparare il campionato di serie D.

Due anni così. Iniziati col sorriso e finiti col malore accusato qualche giorno dopo la disfatta. Un malore da cui Paparesta si è ripreso senza affanni. Ma della promessa conferenza stampa, nemmeno l'ombra. Ma forse è meglio così. Quello che direbbe, in fondo, lo conosciamo già. Tanto vale mantenere il silenzio, almeno sull'argomento biancorosso. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 15 agosto 2016 alle 12:45
Autore: Andrea Dipalo
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