Sembra ieri, un freddo derby di dicembre, nel lontano 1999, quando per la prima volta un piccolo e minuto angelo biondo si è eretto a difensore della porta biancorossa, per non lasciarla mai più. C’è persino chi ha provato( Tardelli) a separare i destini del Bari e di quel portiere venuto da Liegi,con l’istinto e i riflessi di un felino, spedendolo senza troppi complimenti in quel di Treviso. Ma l’esilio forzato è durato appena l’arco di una stagione, giusto il tempo di farsi rimpiangere e riconsegnare al Bari ed ai baresi il loro amato Jean Francois Gillet, che di lì in avanti sarebbe diventato per tutti: il Capitano.
Oggi, a distanza di dieci anni, Bari si accinge a salutarlo. Non è un addio ma solo un arrivederci. Non finisce mica qui la storia del belga dalla cadenza barese e la città che lo ha adottato, riservandogli l’affetto e la stima, che solo un uomo vero,dai sani principi poteva meritarsi.
E pazienza se, scorrendo l’album dei ricordi, si scopre che la vita di Gill con la maglia dei galletti non è stata tutta rose e fiori. Ne ha dovuti ingoiare di bocconi amari, di stagioni mediocri e anonime, quando il bari vagava senza una meta precisa nel limbo della serie cadetta. Ci è voluta la feroce determinazione e voglia di vincere di un allenatore con il pedigree da predestinato perché il capitano si riprendesse con gli interessi  quanto negli anni precedenti aveva dovuto sopportare.
Nella notte in cui a Bari festeggiava il santo patrono, Gillet diventava il capitano di quella squadra che di lì a poco avrebbe fatto sfracelli in A, incantando con il suo gioco irriverente e spumeggiante. In testa a tutti nelle classifiche di rendimento, insieme ai Bonucci e Ranocchia presto caduti nelle grinfie dei grandi club italiani, si è piazzato proprio lui, il portierone di Liegi, che smentendo gli scettici si è  segnalato tra i migliori estremi difensori della categoria.
Il resto è storia dei nostri giorni, un anno disastroso, la retrocessione in B e quel che è peggio il dissesto finanziario dell’as. Bari, che costringe a sacrificare i pezzi pregiati.
Arriva così al capolinea l’esperienza con la maglia dei galletti di Gillet,che in cuor suo  sperava di chiudere la carriera in crescendo,magari conquistando quell’ Europa, che è nei sogni di tutti gli innamorati della bari come lui.
Ed invece se ne va un altro pezzo di storia della Bari calcistica.
Allora, grazie capitano, corri a toglierti altrove quelle soddisfazioni di cui la maglia biancorossa è spesso stata avara. Porta con te il tuo spirito goliardico, la tua aria un po’ scanzonata e, soprattutto, quell’onesta intellettuale, grazie ala quale ti sei sempre assunto in prima persona ogni responsabilità nei periodi più bui. Ma  attento a non dimenticare di mettere in valigia tutto l’amore e l’affetto che la Bari intera nutre verso di te.
Le chiavi della città le hai, ma sono convinta che non ti serviranno perché le porte di Bari saranno sempre aperte per colui che sarà per sempre  il nostro CAPITANO.

Sezione: La signora in (bianco) rosso / Data: Mar 21 giugno 2011 alle 20:00
Autore: Paola Calamita
vedi letture
Print