Quelli che fino a Castellammare erano problemi di gioco, la sconfitta contro le vespe di mister Braglia ha trasformato in evidenti limiti caratteriali. Al Menti si materializza la quarta sconfitta dei ragazzi di Torrente, che, subito il goal su rigore, generosamente concesso ai giallo blu dall’arbitro Merchiori, si sono sfaldati come neve al sole, non riuscendo a riportare sui binari della parità una partita, che pure nella prima frazione di gioco avevano largamente dominato.
Ciò che maggiormente stupisce dei biancorossi è proprio il netto divario tra la prestazione del primo tempo e quella apatica, impalpabile, per non dire irritante del secondo.
Invero, nei primi 45 minuti del match il Bari mette in mostra il suo volto migliore. La verve di Forestieri e Stojan regala qualche sprazzo di quel gioco, che l’ex tecnico del Gubbio vorrebbe regalare alla squadra. Marotta si trova sui piedi due nitide palle goal, sfiorando per un soffio la marcatura. Le premesse per un sabato felice per i tifosi baresi ci cono tutte, ma il fallo da rigore, in verità più teorico che concreto, di Kopunek su Sau spegne sul nascere le velleità di successo dei galletti. Che nella seconda metà di gara, nonostante gli innesti di De Paula e Bogliacino subiscono passivamente le iniziative dei padroni di casa, senza abbozzare la pur minima reazione, contro un avversario tutt’altro che trascendentale, che si limita alla ordinaria amministrazione, davanti al nulla espresso da Donati e compagni.
Dunque, al pari di quello che è accaduto nelle precedenti sconfitte, il Bari manifesta una sorta di idiosincrasia alle rimonte. A ciò, senza dubbio, contribuiscono tanto le evidenti difficoltà nella creazione del gioco, quanto il ritardo di condizione degli uomini dal tasso qualitativo più elevato.
Vero che una squadra chiamata a recuperare lo svantaggio non possa affidarsi ad idee confuse ed approssimative, al contrario, dovrebbe imbastire una manovra fluida ed ordinata, per tentare di scardinare il bunker avversario eretto a difesa della vittoria.
Tutto ciò sino ad oggi è mancato ai biancorossi, i quali nonostante l’enorme mole di tempo a disposizione per ripristinare la parità, se non addirittura ribaltare il risultato, si sono rivelati incapaci di creare azioni pericolose, lasciando sistematicamente solo il povero Marotta, costretto a fare sportellate con i difensori avversari, pur di trovare la via della rete.
A ciò è da aggiungere la giovane età del gruppo ed il fardello non irrilevante sul morale della truppa di dover portare a casa quanti più punti è possibile, per rimediare alla penalizzazione ormai imminente. Facile, quindi, che la foga di trovare il pareggio tolga ai galletti quella lucidità indispensabile portare pericoli nell’area “nemica”.
Con la sfida contro il Pescara di Zemanlandia alle porte, il Bari è chiamato ad una prova d’orgoglio, anche mostrando quel carattere che in più di una occasione è mancato alla squadra di mister Torrente.

Sezione: La signora in (bianco) rosso / Data: Mer 26 ottobre 2011 alle 20:00
Autore: Paola Calamita
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