Ora che anche l’ennesima partita della vita si è tradotta nel solito e scontato copione, la Bari calcistica resta legata alle sempre più flebili speranze che solo i freddi numeri sembrano regalarle.
La partita di Brescia ha confermato l’assoluta inoffensività del gioco barese, che nell’arco dei novanta minuti di gioco ha prodotto solo due misere occasioni, peraltro sciaguratamente sprecate da Kutuzov e Castillo.
Un po’ poco per una squadra che al Rigamonti era arrivata con intenzioni bellicose, pronta a vendere cara la pelle pur di portare a casa un risultato prezioso,anche alla luce dei risultati delle dirette concorrenti.
Ed invece, si è assistito al consueto, e sempre più stucchevole, giro palla dei ragazzi di Ventura, raramente capaci di mettere l’uomo davanti alla porta avversaria. Con l’aggravante che, subito il vantaggio bresciano, i galletti non hanno mostrato un minimo di furore agonistico, trascinandosi stancamente verso una sconfitta, che crea un solco con le avversarie per la salvezza.
È evidente che la debacle bresciana riproponga i dubbi sulla bontà della scelta societaria di lasciare il timoniere genovese al comando di una barca che sta affondando inesorabilmente nel baratro della B. Al di là delle arrampicate sugli specchi di allenatore, società e calciatori, solo un miracolo può cambiare le sorti della stagione biancorossa.
Perché allora non giocarsi l’ultima carta ancora disponibile. Il cambio della guida tecnica potrebbe rivelarsi anche inutile, ma al contempo appare indispensabile per dare una sferzata all’intero ambiente barese, sempre più depresso e avvilito per la piega intrapresa dalla sua amata Bari.
Dall’altro canto,anche alla luce delle contestazioni dell’ultima ora, l’avvicendamento sulla panchina dei galletti forse è l’ultima possibilità rimasta per salvare un rapporto con quello che, solo un anno fa, era il mister libidine.
Rifletta Ventura: è forse meglio lasciare a Bari ed ai baresi il ricordo di un uomo che si accanisce, contro ogni logica, nel tentativo di rianimare un paziente,che non risponde più ad alcuna terapia? O è più giusto mettersi da parte,salvaguardando quel che ancora resta dell’indimenticabile annata trascorsa?
Il pubblico barese, sin qui esemplare nel dare sostegno alla squadra, inizia a dare segni di insofferenza, presentando ad Angelozzi e soci il conto di mesi passati ad ingoiare sconfitte e sberleffi in ogni parte d’Italia.
Si può anche retrocedere purchè lo si faccia con dignità. È questo il grido del popolo biancorosso. Quella dignità che i supporters biancorossi hanno mostrato sostenendo senza sosta un gruppo che, risultati alla mano, si è rivelato indegno di tanto affetto e fiducia.
Tre lunghi mesi separano il Bari da un finale ormai noto ai più, a Ventura ed ai suoi ragazzi non rimane che l’unico gesto ancora possibile per ripagare, anche solo in parte, i tifosi biancorossi delle delusioni che, in questa annata balorda, hanno dovuto sopportare: salvare Bari ed i baresi dal pubblico ludibrio.
Autore: Paola Calamita
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