Il pareggio casalingo contro il Catania se da una parte prolunga l’astinenza di vittorie tra le mura amiche, dall’altra avvicina sempre più i galletti alla retrocessione in B.
Oramai, nemmeno il più inguaribile ottimista crederebbe nella salvezza biancorossa a sole sei gare dall’epilogo di questo campionato da dimenticare.
La speranza è che i ragazzi di mister Mutti continuino sulla falsariga delle ultime gare,non regalando punti a nessuno, mettendo in campo l’orgoglio e la dignità cancellati da una stagione nata sotto ben altri auspici e trasformatasi in un autentico incubo per i supporters baresi.
Nel frattempo, a riscaldare il clima cittadino, oltre ai primi sprazzi di primavera, contribuiscono le voci sul futuro assetto societario. Tanti le ipotesi sul tappeto, resta da stabilire quali siano quelle più attendibili. Ad oggi, la prospettiva più vicina alla realtà riguarda la cordata di imprenditori baresi, coordinati da Di Bartolomeo, mentre appaiono poco veritiere le soluzioni americana e araba.
Beghe societarie a parte, l’imminente retrocessione porta interrogativi non meno spinosi su quale sarà la squadra che, almeno sulla carta, dovrebbe tentare la scalata verso il ritorno in A.
Le dichiarazioni d’amore e fedeltà ai colori biancorossi da parte degli artefici del tracollo barese si sprecano. Dettate, per vero, più che da un reale attaccamento alla maglia, da motivazioni meno nobili. Infatti, è difficile pensare che Almiron e soci possano trovare squadre disposte ad investire su di loro, sobbarcandosi i loro onerosi stipendi dopo un campionato fallimentare, costellato da prestazioni incolore e infortuni veri o presunti tali.
Molto più facile, quindi, dirsi disposti a scendere in B, come se fosse una gentile concessione e non una naturale conseguenza dei valori espressi dalla squadra in questa infelice annata.
Fin ad oggi nessuno si è assunto la responsabilità del suo disastroso rendimento, trincerandosi dietro gli alibi della sfortuna, degli infortuni, delle scelte infelici dell’allenatore. Quasi che il Bari si trovi lì sul fondo della classifica per una strana combinazione degli eventi, piuttosto che per lo scarso e modesto valore dei suoi giocatori.
Con la serie B dietro l’angolo, ai tifosi baresi non resta che aggrapparsi alla speranza che quanti non si sono mostrati degni di rappresentare i nostri colori e la nostra città raccattino al più presto i loro abiti luccicanti e firmati e vadano a cercarsi altrove una pensione dorata.
Qui a Bari non c’è né deve esserci spazio per gente che non abbia altro stimolo se non quello di ritirare lo stipendio a fine mese.
La ricetta per rinascere è mettere in campo 11 Alessandro Gazzi: poche parole e molti fatti, che si uniscono ad una professionalità sconosciuta a quegli illustri signori che avrebbero dovuto portare in alto il Bari e che, invece, lo hanno trascinato nella polvere della serie B.
 

Sezione: La signora in (bianco) rosso / Data: Mar 12 aprile 2011 alle 16:00
Autore: Paola Calamita
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