Ebbene sì siamo quasi in serie B. La sconfitta rimediata contro il Chievo azzera le speranze, per vero già ridotte al lumicino, dei galletti che, dopo il pari di S. Siro, avevano ritrovato la voglia di credere nel miracolo salvezza.
Contro Pellissier e compagni i biancorossi hanno messo in atto un autentico “harakiri”, vanificando quando di buono fatto nella prima frazione di gioco, dove alla rete del bomber clivense rispondeva Ghezzal su rigore, perfettamente realizzato( ah se li avesse calciati sempre lui!!).
Ma è nel secondo tempo che i ragazzi di Mutti gettano alle ortiche la possibilità di conquistare i tre punti. Dapprima, su uno sciagurato retropassaggio di Almiron, Codrea s’impappina consentendo a Moscardelli di trasformare il gentile omaggio nel vantaggio gialloblu. Dopodichè, i galletti sono sprofondati nello sconforto, incapaci di abbozzare una reazione degna di questo nome.
Ed è proprio l’atteggiamento psicologico di Gillet e compagni dopo la rete incassata che desta perplessità. Invero, si era solo ad inizio del secondo tempo e ci sarebbe stato tutto il tempo per provare a riacciuffare il pari.
Tuttavia, questa squadra quando è chiamata alla prova della verità puntualmente fallisce. È già successo nel girone d’andata con Cesena, Bologna e nel ritorno contro il Brescia.
Segni inequivocabili di una fragilità psicologica, acuita ma non per questo giustificata dalla precaria situazione di classifica.
Siamo relegati sul fondo della graduatoria da una vita e la colpa non è tutta della malasorte, degli infortuni, di Ventura e delle sue alchimie tattiche non più in linea con una squadra alla sbando e bisognosa di un gioco con più sostanza e meno fronzoli.
La distanza non irrisoria che ci separa persino dalla penultima è indice di una inferiorità più che di organico sopratutto caratteriale. Salvo isolati episodi( vedi Milano) ai biancorossi è mancata la forza di reagire alle avversità, gettando il cuore oltre l’ostacolo e sopperendo alle deficienze tecniche con l’unica orma che si addice ad una squadra che deve salvarsi: la grinta.
Allora forse il problema è che questo gruppo non ha nel suo dna l’animus pugnandi, che le dirette concorrenti per la salvezza puntualmente sfoggiano su ogni campo, rendendo cara la pelle anche al cospetto di avversari blasonati. Vero è che sia sufficiente incassare un goal perché i galletti si sciolgano come neve al sole, accettando passivamente l’idea di subire l’ennesima sconfitta.
Il Bari è ormai fuori dai giochi,formalmente in B.
 L’auspicio è che nei restanti due mesi di campionato ai ragazzi di Mutti rimanga almeno la voglia di provare a salvare l’immagine di un Bari, che solo un anno fa incantava l’Italia del pallone e che oggi sprofonda in B senza colpo ferire.
 

Sezione: La signora in (bianco) rosso / Data: Mar 22 marzo 2011 alle 17:00
Autore: Paola Calamita
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