Al numero 5: Trevisan. Stacca e inzacca il gol dei tre punti avversari. Quando poi si tratta di pareggiare i conti col karma, e metterla dentro la sua stessa porta, non trova la misura. Non si fa così. E comunque, io, Miriana Trevisan la preferivo in versione “non è la Rai”.

Al numero 4: De Paula. Aveva dichiarato che se avesse segnato non avrebbe esultato. Primo: se dici così, poi devi segnare. Non è che prendi e ci lasci come le zite di Ceglie. E secondo, perché non dovevi esultare? I tuoi amati ex tifosi t'hanno fischiato tutte le volte che si sono ricordati di farlo. Pensa al Bari. Non a queste fesserie.

Al numero 3: Marotta. Corre come un matto per il fronte d'attacco. Ma le poche volte che riceve i passaggi dei compagni, non riesce ad incidere. Richiamato in panchina inizia a parlare con il suo amico immaginario. Un discorso lungo. Che forse non ha ancora finito. La paura è che, a furia di non segnare, il ragazzo diventi un attaccante immaginario. Un appello alle difese avversarie: fateglielo fare un gol.

Al numero 2: Kopunek. Se come terzino non ha brillato. Per non dire che ha fatto... Per non dire altro. Diciamo. Che però avrete tutti immaginato com'era da terzino. Da centrocampista resta un oggetto lento e misterioso. E continuiamo a chiederci: ma come l'ha fatto quel gol all'Italia l'anno scorso, che col Bari non segna nemmeno a porta vuota?

Al numero 1: l'attaccante che aspettiamo da più di un anno. Angelozzi fa del suo meglio. Però lo sapevano pure in Lapponia che serviva un attaccante da 20 gol al Bari. Adesso se ci vogliono far credere che ce l'abbiamo in casa uno che fa la differenza, abbiano almeno la decenza di non tirare fuori il nome di Castillo.

Grazie per l'attenzione e non mi resta che dire: Forza Bari. Sempre.

Sezione: Visto dalla curva / Data: Gio 15 settembre 2011 alle 19:00
Autore: Pasquale Laricchia
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