La sensazione è che stia nascendo una squadra consapevole. Dei propri mezzi, così come dei propri limiti. Una squadra che può contare sulle giovani - ma larghe - spalle di Elia Caprile, sontuoso in più occasioni, sulla saggezza tattica di Maita, sull’esplosività e sugli inserimenti di Folorunsho e sull’eterna giovinezza di Antenucci

Abbiamo citato quattro calciatori solo per affinità elettive con Dumas e i suoi moschettieri, ma lungi da noi dal voler escludere chicchessia dagli elogi. Potremmo continuare con l'esaltare la giusta mentalità di chi è entrato, come ad esempio D'Errico, ma faremmo un torto a Mignani che ha sempre esaltato il concetto di squadra. Nella buona come nella cattiva sorte, il tecnico ligure - ormai senese d’adozione - è sempre rimasto fedele ai suoi principi. 

L’empatia con cui è entrato in punta di piedi nel cuore di Bari e dei baresi avrebbe solleticato la raffinata fantasia del suo concittadino Fabrizio De André. Faber gli avrebbe certamente dedicato una delle sue canzoni, ambientando il testo in prossimità del lungomare Araldo di Crollalanza dove lo sguardo si perde in lontananza verso obiettivi ambiziosi. 

Il Bari è questo. È ambizione pura che abbraccia la passione, è voglia di vincere. Lo dice il blasone, lo conferma la storia, lo chiede la piazza. Ecco perché è lecito attendersi due o tre colpi in questi ultimi giorni di mercato - che siamo certi arriveranno - per migliorare l’ottima intelaiatura di squadra ed aggiungere la ciliegina su una torta già pronta. I nomi che circolano - Gytkjaer su tutti - li lasciamo al taccuino di Polito, direttore sportivo dallo sguardo fiero e dalla dialettica che avrebbe stuzzicato l'estro di Andrea della Robbia. 

Il Galletto che ha cantato tre volte nell’Augusta Perugia, città che rimanda ad antichi ricordi quasi sempre piacevoli, non ha alcuna intenzione di fermarsi. Il bello deve ancora venire. 

Sezione: Copertina / Data: Lun 29 agosto 2022 alle 10:00
Autore: Raffaele Garinella
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